Se puoi sognarlo, puoi farlo: il potere delle Convinzioni.
Se c’è una cosa che ho sempre sofferto al liceo, è stata la chimica: le interrogazioni erano veri incubi e la loro preparazione era nel tempo diventata un rituale. Io e la mia compagna di classe Elisabetta ci isolavamo, e per due giorni non esistevamo per nessuno.
Avevamo creato tutta una serie di azioni di buon augurio che mettevamo in atto ogni volta che preparavamo l’interrogazione: mangiavamo sempre le stesse cose, ascoltavamo la stessa musica nei momenti di tregua e indossavamo sempre gli stessi abiti il giorno dell’interrogazione. Ogni volta andava benissimo: il massimo dei voti senza alcuna difficoltà, ma entrambe avevamo la sensazione di essere state miracolate.
Io in particolare ero convintissima di non capire niente di chimica e di essere totalmente negata per quella materia, tanto che gli unici libri dei quali mi sono voluta sbarazzare immediatamente appena finito il liceo, sono stati quelli di chimica.
Mai più avrei pensato di studiarla nuovamente, tanto che non presi nemmeno vagamente in considerazione l’idea di fare una facoltà scientifica: e quello fu un grandissimo errore, dettato da una convinzione tanto forte quanto infondata.
Mi sono quindi iscritta alla facoltà di Giurisprudenza per capire dopo due anni che quella non era davvero la mia strada
e -facendo rabbrividire gran parte della mia famiglia- scelsi una facoltà scientifica con ben 18 esami di chimica.
È stata la scelta migliore che avrei potuto fare per il mio futuro: avevo già pagato un prezzo alto per le mie convinzioni limitanti e ora volevo solo progettare il mio futuro. Non però avevo fatto i conti con le convinzioni limitanti di qualcun altro: quelle del mio professore di chimica inorganica.
Alla fine dell’esame apriva il libretto per darmi il voto, e – una volta aperto, vedendo che arrivavo da una facoltà come Giurisprudenza- esclamava: “impossibile, lei non può aver imparato così rapidamente la chimica arrivando da una facoltà umanistica! Torni la prossima volta”. Andò così per ben 3 volte fino a quando poi intervenne il Preside di Facoltà…
All’epoca ero molto giovane e non avevo gli strumenti di life coaching che ho acquisito nel tempo: se li avessi avuti avrei saputo come affrontare meglio il professore senza dover chiedere aiuto (per quanto legittimo) al Preside.
Infatti, se ho capito molto rapidamente quanto dannose possono essere le convinzioni limitanti, è solo grazie ad un percorso di life coaching intrapreso in seguito che ho sperimentato e messo in atto il potere delle convinzioni potenzianti.
Ho imparato non solo a non cadere in trappola con me stessa quando penso di non poter fare qualcosa o che qualcosa non è alla mia portata, ma ho imparato a riconoscere le convinzioni limitanti anche nelle persone con le quali interagisco nella mia vita privata e nel lavoro: riconoscerle e ristrutturarle aiuta non solo me ma anche chi le ha formulate.
Nel tempo ho capito che con il giusto atteggiamento, gli strumenti che il coaching mi ha dato e tanta passione, Walt Disney con il suo “if you can dream it, you can do it”, aveva ragione.
Questa è la più potente delle mie convinzioni ed è quella che mi ha permesso di affrontare situazioni davvero difficili, che mi permette di sognare in grande e di far sognare in grande le persone che aiuto quotidianamente.
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È impossibile, non ce la farò mai!
Sembra la storia della mia vita… si, quella precedente.
Quante volte capita di sognare qualcosa che vorremmo realizzare per poi immediatamente fermare la mente e sentire quella fastidiosa vocina nell’orecchio che ci dice: “è impossibile, non ce la farai mai”.
Per me è stato così per molti anni della mia vita: tutto sembrava sfuggirmi di mano, tutte le occasioni migliori sembravano riservate ad altre persone, a volte anche meno preparate e meritevoli di me.
Ma così era: sembrava fossi destinata a vivere all’ombra dei miei sogni e dei miei progetti e che il mio momento non arrivasse mai.
Sicuramente sbagliavo qualcosa, e poi ho capito cosa.
Sarebbe davvero bello se tutto ciò che desideriamo si avverasse solo per il fatto di volerlo intensamente: è un buon inizio perché ci mettiamo tanta attenzione e il cuore, ma non basta.
Ricordo che un tempo misi nella mia lista di cose che volevo assolutamente ottenere un obiettivo che desideravo davvero con tutto il cuore e tutta me stessa: avrei fatto qualsiasi sacrificio pur di raggiungere quel risultato.
Mi sono impegnata, ho lavorato duro, ho rinunciato a tante cose e a tante amicizie perse per strada perché non venivo compresa, e -nel momento in cui ero certa di essere ad un passo dal traguardo-, tutto è svanito, come non ci fosse mai stato nulla.
Tutti i miei sacrifici, il mio impegno, a volte anche il mio dolore sembravano non essere serviti a nulla.
Non capivo e non potevo accettarlo, e- come sempre mi succede quando è così-, ho iniziato a cercare le cause di quello che all’epoca consideravo un fallimento.
La svolta è arrivata dopo l’incontro con un Coach (si, di quelli con la “C” maiuscola!) che mi insegnò tutto quello che oggi so su come si raggiunge un obiettivo e soprattutto su come si analizza qualcosa che pensiamo sia un obiettivo per capire se davvero è funzionale per noi e la nostra vita.
È stato un percorso che non solo mi ha dato gli strumenti per raggiungere tutto ciò che ho raggiunto e raggiungo tutti i giorni nella mia vita personale (a volte anche cose molto difficili e apparentemente senza uscita) e nella mia vita professionale, ma mi ha fatto comprendere che non basta volere intensamente qualcosa per ottenerlo: c’è da fare tanto, molto di più che sperare e affidarsi al Cosmo.
Da quel momento ho capito che il mio “fallimento” non era un fallimento, ma un obiettivo mal strutturato, in cui avevo “saltato” dei passaggi fondamentali che – una volta analizzati-, fanno sì che tutto sia in regola affinché l’obiettivo sia raggiungibile.
Sembra una magia, ma non lo è: le magie le sanno fare i maghi, mentre raggiungere un obiettivo desiderato lo possiamo fare tutti, se impariamo come farlo perché c’è qualcuno che cammina al nostro fianco.
Volere qualcosa o credere in qualcosa non basta: raggiungere un obiettivo è un processo fisiologico cognitivo, emozionale, fisico e materiale che coinvolge l’intero nostro essere fino all’ultima cellula, ma anche il mondo che ci circonda.
A volte non riguarda solo noi, e non dipende solo da noi: questa è la lezione più dura e più utile che ho imparato dal mio Coach, ma è quella consapevolezza che oggi mi permette di “creare” obiettivi straordinari e raggiungibili perché so come strutturarli.
Negli anni questo oramai è diventato un processo così familiare e così potente, che tutte le volte che progetto il mio futuro mi risuona nelle orecchie la voce di “quel” Coach con la “C” maiuscola che mi
dice: “Daniela, attenta a cosa desideri perché lo sai che poi arriva!”.
Tutti abbiamo gli strumenti per raggiungere i nostri obiettivi e realizzare i nostri sogni: come per tutte le cose importanti della vita, serve imparare da qualcuno che lo ha già fatto per poi applicarsi.
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Coaching e Nutrizione: una straordinaria sinergia
Se di nutrizione mi occupo da più di vent’anni, da molto tempo prima è iniziata la mia passione per tutto ciò che riguarda l’essere umano, il modo in cui pensa e il modo in cui agisce.
A dire il vero curiosa di tutto ciò lo ero già da piccola, tanto che spesso mi chiedo da dove arrivi questa mia caratteristica.
Per molti anni ho tenuto queste due mie grandi passioni separate pensando che la nutrizione fosse la mia passione-professione e quello che in termini moderni si chiama coaching, fosse una passione da coltivare per cultura e curiosità personale.
Per anni ho incamerato nozioni, seguito corsi e più proseguivo nel mio cammino di crescita più mi rendevo conto che le mie passioni non solo si avvicinavano sempre più, ma addirittura si intrecciavano creando una magica sinergia.
Se la nutrizione riesce a fare miracoli, integrata con gli strumenti del coaching risulta potentissima.
Ma ho scoperto anche il contrario: se il coaching può cambiare la vita di una persona, insegnandogli a nutrirsi in maniera strategica gliela rivoluziona.
Giorno dopo giorno ho iniziato a mescolare il ruolo di nutrizionista con quello di coach tanto da comprendere che i meccanismi che muovono le nostre decisioni e le nostre azioni sono gli stessi nella vita e nell’atteggiamento nei confronti del cibo.
La cosa sorprendente è data dal fatto che spesso mi accorgo di agire da coach per ottenere il risultato come nutrizionista così come nei casi in cui vengo interpellata come coach e non come nutrizionista, alla fine riesco sempre comunque a connettere le due cose.
Questo è spiegabile perché il cibo che noi scegliamo è potente ed in grado di innescare reazioni biochimico-ormonali talmente importanti da influenzare la qualità dei nostri pensieri e delle conseguenti nostre azioni.
Non solo: se non riusciamo a raggiungere un obiettivo nella nostra vita o nella nostra carriera, molto spesso è necessario partire dalle scelte cha facciamo a tavola per iniziare a riprendere in mano il controllo della nostra esistenza.
Quando gestiamo male la nostra alimentazione, la prima cosa che ne risente è il più delle volte il livello degli zuccheri: troppo alti o troppo bassi e quando gli zuccheri non sono bilanciati le conseguenze sono importanti.
Questi sono i casi in cui ci sentiamo stanchi, poco focalizzati, con poca creatività, l’umore altalenante e quindi instabile: e più ci sentiamo così più abbiamo bisogno di zuccheri o sostante stimolanti come nicotina e caffeina che non fanno altro che innescare un circolo vizioso tendente al ribasso della nostra qualità di vita.
In queste condizioni non siamo certamente nella forma migliore per prendere decisioni, lavorare a ritmi serrati ed occuparci di tutte le faccende che il lavoro o la famiglia richiedono.
Per non parlare della gestione di ansia e stress che risultano davvero inefficaci: il cervello è ciò che ci permette di gestire la nostra vita, e il cervello deve essere nutrito adeguatamente.
Più ragiono su questi meccanismi e più sono convinta del fatto che tutti dovremmo avere un coach nella nostra vita e tutti dovremmo imparare ad usare il cibo in maniera strategica.
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