Cosa vogliono gli atleti a fine gara

Nel mondo dell’equitazione, come in altri sport, il momento successivo ad una gara è cruciale sia per analizzare la  propria performance sia per favorire il proprio benessere mentale. 

Dietro ad ogni atleta c’è un universo di emozioni, di sfide e di crescita personale. 

Cosa accade dopo aver saltato l’ultimo ostacolo e si è arrivati alla fine della gara?

Si ha a che fare con il mondo circostante, nello specifico con le persone presenti per dare il loro supporto, come amici, familiari e compagni di gara. 

Appena l’atleta esce dal campo gara o entra in scuderia, spontaneamente gli viene posta la classica domanda: come è andata?

Un’interrogativo semplice e facile, con intenzioni positive, che presenta, allo stesso tempo, conseguenze non molto funzionali per l’atleta che si ha davanti. 

Questo perché tutte le risposte a questa domanda danno vita ad un pensiero di auto-valutazione immediata e superficiale rispetto alla gara appena svolta, senza magari aver avuto ancora un feedback pratico da parte del proprio allenatore.

Bisogna avere un’attenzione particolare alle domande che si pongono all’atleta.

Le parole hanno il potere di plasmare la realtà interiore di una persona. Gli interrogativi determinano i pensieri, le emozioni e le azioni. 

È quindi essenziale che gli atleti, dopo una competizione, vengano guidati attraverso domande funzionali per favorire una crescita positiva.

Il primo passo per imparare a porre domande più funzionali è sicuramente quello di eliminare la domanda come è andata?, per permettere di creare uno spazio di riflessione positiva e costruttiva. Invece di concentrarsi esclusivamente sull’esito della gara, si può adottare un approccio più ampio che incoraggi l’atleta ad esplorare la sua esperienza in modo più profondo e significativo. 

Cosa si intende con il termine “funzionale”?

Con “funzionale” si intende fare qualcosa che aiuti a raggiungere un obiettivo o a fare meglio una certa cosa.

Immagina di partecipare a una gara, di qualsiasi sport, al termine di essa, ci saranno varie emozioni che sopraggiungeranno, di gioia o di delusione, rispetto performance. 

Una domanda “funzionale” potrebbe essere: Quali strategie hai usato per affrontare la gara?

Essa permette di pensare a cosa si ha fatto durante la gara per avere successo. Potrebbe far emergere il tipo di tecnica si ha utilizzato per superare un momento difficile oppure far capire come migliorare un particolare aspetto tecnico della performance.

Una domanda non funzionale potrebbe essere: Come è andata? Quanto sei arrivato/a?

Questo tipo di domande si concentrano solo sul risultato finale e non aiuta a capire come migliorare o cosa si ha fatto bene durante la gara. 

Fare domande funzionali è come avere una mappa che mostra esattamente come migliorare nel proprio sport.

In sintesi, ci sono alcuni suggerimenti che possono aiutare ad imparare come fare domande più funzionali al termine di una gara, sia per chi ha il compito di supportare l’atleta, sia per chi sta gareggiando:

  • Focalizzarsi sul processo, non sull’esito: Piuttosto che chiedere semplicemente come è andata?, potresti concentrarti sul processo che ha portato alla performance. Quindi chiedere all’atleta quali strategie ha utilizzato durante la gara o come ha affrontato specifiche situazioni sul percorso affrontato. Questo sposta l’attenzione dall’esito finale alla crescita personale e al processo di apprendimento.
  • Incentivare la riflessione positiva: Le domande dovrebbero incoraggiare l’atleta a identificare i suoi punti di forza e i momenti positivi della sua performance. Potresti  chiedere all’atleta di descrivere i momenti in cui si è sentito particolarmente sicuro di sé o di riflettere su quali aspetti della sua preparazione abbiano contribuito al suo successo. Questo promuove un atteggiamento positivo e costruttivo nei confronti della propria esperienza.
  • Esplorare le opportunità di crescita: É importante far celebrare i successi ottusiti in gara e, se ci fosse bisogno, anche identificare le aree in cui l’atleta potrebbe migliorare. Potresti chiedere all’atleta se ci sono stati momenti durante la gara in cui deve apportare qualche miglioramento o se ci sono stati aspetti della sua prestazione che vorrebbe affrontare diversamente in futuro. Questo promuove una visione di miglioramento continuo e di auto-riflessione.
  • Ascoltare attivamente e rispettare i tempi: È utile avere un atteggiamento empatico e rispettare i tempi dell’atleta, consentendogli di elaborare la propria esperienza e i propri pensieri senza sentirsi sotto pressione. Inoltre, è fondamentale dare all’atleta lo spazio di cui ha bisogno per esprimersi in modo autentico e completo per favorire una riflessione significativa e profonda.

Potrebbe essere utile avere già un’idea di domande da utilizzare in questi momenti, come ad esempio:

  • Quali sono stati i momenti più gratificanti durante la gara?
  • Quali sono state le strategie migliori che hai applicato?
  • Cosa puoi imparare dalle sfide incontrate durante la competizione?
  • Hai messo il giusto impegno durante la gara?
  • Quali sono gli aspetti che puoi migliorare nella tua prossima performance?
  • Quali ostacoli ti hanno dato più soddisfazione nel superarli?
  • Quali strategie hai utilizzato per affrontare le sfide nel percorso?
  • Cosa hai imparato dagli errori commessi durante il percorso?
  • Hai raggiunto la connessione con il tuo cavallo che desideravi durante la gara?
  • Quali sono gli aspetti tecnici che hai notato e che desideri migliorare?

Imparare a fare domande più funzionali al termine di una gara è essenziale per favorire processi mentali costruttivi e promuovere la crescita personale dell’atleta.

Eliminando il come è andata? e adottando un approccio più ampio, orientato al processo, si crea uno spazio di riflessione positiva e autentica per favorire una migliore comprensione di sé e delle proprie abilità, nonché una maggiore consapevolezza delle opportunità di crescita e di miglioramento.

Una volta trascorso il tempo necessario per la riflessione individuale, è utile che gli atleti si consultino con il proprio istruttore per discutere della loro performance. Questo momento può essere prezioso per ottenere un feedback costruttivo, identificare aree di miglioramento e pianificare strategie vincenti per il futuro.

Mi sono formata per due anni in PNL e coaching, contemporaneamente sto studiando Psicologia e pratico equitazione a livello agonistico. La mia scelta di studiare Psicologia è nata per curiosità nel comprendere la mente umana e le dinamiche relazionali. Questo percorso accademico influenza positivamente la mia pratica nel coaching, fornendomi una base teorica molto solida. Praticare uno sport a livello agonistico mi permette di coltivare determinazione e costanza nelle cose che faccio nella mia vita quotidiana. Percorrere queste due strade in parallelo mi permette di conoscere meglio le persone che vogliono intraprendere un percorso di crescita nello sport.

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