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Maria Christina Messina
Maria Christina Messina

Maria Christina Messina

Qualifica Extraordinary:  NLP Coach & Extraordinary Coach

Settore Coaching:  Business

Fascia prezzo: €€€
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Mi presento

Business Coach, Formatrice, Agente Immobiliare Certificata, Esperta in Negoziazione e Vendita Efficace.

La mia mission è supportare, con focus e passione, imprenditori, manager, professionisti nei processi evolutivi a cui aspirano, potenziando le Soft Skill:

Leadership, Comunicazione Efficace, Problem Solving, Gestione dei Conflitti, dello Stress, queste alcune delle abilità che incidono in maniera significativa nelle Performance individuali e aziendali per la costruzione di un modello di successo dinamico, stimolante e continuativo.

I miei articoli su Coachee


La Solitudine del Leader: tra Coraggio, Perseveranza e Responsabilità. C’è un modo per trasformare la sua percezione di solitudine in qualcosa che va oltre?

Nel mondo affollato e connesso di oggi, sembrerebbe paradossale parlare della solitudine dei leader. I leader sono carismatici e socialmente attivi e nell'immaginario collettivo li vediamo  circondati da un cerchio di seguaci e collaboratori. Benchè ciò avvenga in buona parte delle loro vita sia professionale che personale, è bene sapere che dietro la facciata di successo e popolarità, molti leader affrontano una profonda solitudine che deriva dalle responsabilità e dalle sfide uniche che sono chiamati ad affrontare. Ho scelto di scrivere su questo tema che mi manifestano molti degli imprenditori e manager che seguo, perché è evidente che, in questo momento di crisi sociale ed economica, il credere fortemente nei propri sogni, progetti e obiettivi sembra utopia ai più. I leader, in questo, spesso si ritrovano soli. Si  sentono soli.  Il punto è che loro riescono a vedere e a perseguire con tenacia, passione e visione, ciò che le persone, che pensano in modo ordinario, non riescono a cogliere. Io penso che sia necessario trovare altre forme per interpretare ciò che sta accadendo e di prendere consapevolezza che siamo nel bel mezzo di un cambiamento storico e che chi ha cura di sviluppare le abilità della leadership saprà evolversi ed accompagnare per mano le proprie sfere di influenza verso nuovi orizzonti. Proprio per questo prendo ispirazione dal mio ultimo coachee, per parlartene in questo articolo. Consentimi, prima di dirti cosa è riuscito a fare, di raccontarti un po' della sua storia, per capire meglio da dove è necessario passare inizialmente. Una persona straordinaria, general manager di una società che sta attuando dei cambiamenti significativi all’interno dell’organizzazione, che porteranno il futuro dell’azienda ad una svolta impattante nel proprio settore. Mi ha chiesto supporto da Business Coach per aiutarlo a: pianificare in maniera più efficace la direzione in cui lui stesso vuole andare gestire, in modo più congruo, i conflitti tra i collaboratori dei gruppi che coordina, generati dall’impatto di questi cambiamenti e soprattutto superare la solitudine che avverte in questa fase della sua vita nel ruolo che ricopre Le cause che possono scatenare questo senso di solitudine sono molteplici, cercherò di raggruppare le principali che ho riscontrano anche nei racconti di  altri imprenditori e manager che ho seguito, affinchè si possa comprendere di più e anche trovare degli spunti utili: La Pressione delle Decisioni Uno dei motivi principali della solitudine del leader è la pressione costante delle decisioni. Mentre i membri del team possono offrire e contribuire in un interscambio con suggerimenti e pareri, alla fine il leader è colui che deve prendere le decisioni finali e assumersi la responsabilità per esse. Questo peso può essere opprimente e isolante, in quanto il leader, soprattutto quando ricopre ruoli apicali, non è sempre nelle condizioni di condividere i propri dubbi e preoccupazioni con gli altri. Accade che, per non minare la fiducia del team o del progetto in sé oppure, obbligato dagli eventi ad essere trainante e decisivo, non lascia trasparire il proprio sentire. La Visione Personale Il leader deve avere una visione chiara per portare l’azienda ad un livello superiore, sostenendo con coraggio e determinazione la missione dell'organizzazione o del progetto. Questo può anche significare che si veda costretto a fare delle scelte difficili o impopolari per raggiungere gli obiettivi prefissati. E, il più delle volte, la forza di quella visione è l’unica risorsa che ha per crederci fino in fondo e questo può isolarlo dagli altri. Dunque, avverte tutta la fatica dell’impegno, anche se sa che è opportuno perseguire, sopportare, resistere alle intemperie e insidie che si insinuano e sembrano remare contro. La Responsabilità per il Successo e il Fallimento I leader sono giudicati in base al successo o al fallimento del loro lavoro. Questo significa che devono affrontare la responsabilità non solo delle decisioni, ma anche dei risultati. Quando le cose vanno bene, tendenzialmente ricevono elogi, a volte fin troppo parsimoniosi o scontati, ma quando vanno male, ecco che arriva la valanga di critiche e sfiducia. Questa responsabilità può portare a un isolamento emotivo, poiché il leader deve trovare la forza di sopportare il peso delle aspettative degli altri. La Difficoltà di Trovare Mentori e Consiglieri Mentre i leader possono avere un network vasto, trovare mentori o consiglieri genuini può essere una sfida. Molte persone potrebbero cercare di avvicinarsi a un leader per il proprio interesse personale o professionale, anziché per offrire un supporto sincero. Questo può rendere difficile per il leader trovare un confidente con cui condividere le proprie sfide e le preoccupazioni che avverte. “Beh Coach, dunque dopo questa analisi”  ti starai chiedendo “Come un leader  affronta e supera  quel senso di Solitudine che prova?” Se sei un leader o stai cercando di supportare un leader, è importante riconoscere la solitudine come una sfida legittima, umana e catartica. Ecco alcune strategie che hanno aiutato il nostro Manager e che possono aiutare anche te ad affrontarla: Praticare l'autoconsapevolezza: per il leader è opportuno sviluppare l'autoconsapevolezza così da gestire lo stress e la pressione in modo sano. Il primo passo, infatti, è proprio rendersi conto che si è umani e che per portare a termine con successo un progetto, una brillante performance passa anche da giornate grigie. Quindi saper ascoltare le proprie emozioni e sensazioni permette di riconoscere il bisogno che si ha e di attuare la strategia migliore per superarle. La meditazione, lo yoga e il coaching sono strumenti utilissimi. Creare una rete di supporto: I leader dovrebbero cercare altri leader o professionisti con cui condividere le loro esperienze e preoccupazioni. Queste connessioni possono offrire un ambiente sicuro per discutere le sfide che accomunano la leadership. Il famoso gruppo di pari, che si crea spesso al di là della propria azienda. Delegare responsabilità: Spesso il leader, soprattutto in aziende poco strutturate, gestisce e governa una mole di lavoro molto impegnativa, ha ritmi incessanti e lavora ben oltre l’orario ordinario. Condividere il carico di lavoro con membri fidati del team o individuare delle figure chiave da cui farsi affiancare, può aiutare a ridurre la pressione sulla leadership e fornire un supporto essenziale. Sostenere il benessere mentale: La solitudine può avere un impatto significativo sulla salute mentale dei leader. E’ utile nutrirlo con attività cadenzate di riposo ed è importante cercare aiuto professionale se si sperimentano sintomi di stress, ansia o depressione. La solitudine del leader a cui mi sono ispirata è una realtà spesso nascosta dietro la maschera del successo. A lui è stato di profondo aiuto riconoscere questa sfida per affrontarla in modo efficace per il proprio benessere emotivo. Ritrovando l’allineamento ai propri valori e ai principi guida delineati sia nella mission che nello scopo dell’azienda ha interagito in modo più funzionale con i propri collaboratori costruendo  una rete di supporto sostenibile ed integrata agli obiettivi comuni, anche se a livelli diversi di responsabilità operativa. Questa attitudine consente al leader di sentirsi meno solo, di ispirare gli altri a crescere e a loro volta stimolarne una futura leadership tra i collaboratori più carismatici. E tu cosa ne pensi? Ti riconosci in qualcuno di questi passaggi o conosci qualcuno che ha vissuto un’esperienza simile? Ti leggo nei commenti e sarò felice di un confronto o ulteriore spunto di riflessione utile anche ad altri che leggeranno.

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Come il Coaching contribuisce ad avere un "mindset" di successo 

Il coaching è un'attività professionale sempre più diffusa soprattutto nel mondo del business, perché  aiuta le aziende a investire sul capitale umano per il raggiungimento efficace degli obiettivi. Grazie ad una metodologia mirata e alla grande attenzione sulla persona, il coaching contribuisce in maniera significativa a sviluppare un mindset di successo. Ma cosa si intende con "mindset di successo"? In sostanza, si tratta di un insieme di credenze, abitudini e atteggiamenti che conducono alla realizzazione di risultati soddisfacenti e duraturi. Si tratta di una mentalità vincente che permette di affrontare le sfide con determinazione e di imparare anche dai propri errori. Ogni volta che incontro un professionista, un manager o un imprenditore la sua prima richiesta è: “dimmi perché non riesco ad ottenere ciò che voglio” La seconda è: “dimmi cosa devo fare così che io possa avere la chiave per ogni risposta e vivere senza stress” Ti confesso un segreto: la mia risposta per entrambe le domande è “ Il segreto del tuo successo, sei Tu” Eh sì. Non esiste un formula magica scritta su un manuale di istruzioni. Esisti tu e il tuo modo di vedere le cose. Il tuo modo di percepire i problemi, gli eventi, gli altri. Ed infatti, alla fine di ogni percorso, il coachee si rende conto di quanto potenziale aveva nascosto (forse anche troppo bene), dentro di sé ed è così che grazie al coaching si attivano delle strategie che lo portano ad avere delle performance costanti e appaganti. Per darti un’idea di come il coaching possa contribuire a sviluppare un mindset di successo ti indico qualche punto anche se non esaustivo, perché ogni percorso è specificatamente costruito sulla persona: Definizione degli obiettivi: il primo passo per sviluppare un mindset di successo è la definizione degli obiettivi. Il coaching aiuta a individuare con precisione ciò che si desidera ottenere, ponendosi obiettivi realistici e concreti e ciò che ne ha limitato il raggiungimento. Identificazione dei punti di forza: il coaching consente di individuare i propri punti di forza e di capitalizzarli al meglio. Conoscere le proprie capacità e saperle utilizzare nel modo più efficace permette di aumentare la propria autostima e di perseguire risultati migliori. Pianificazione delle azioni: il coaching coadiuva nella pianificazione delle azioni necessarie per finalizzare gli obiettivi. Un piano d'azione ben strutturato permette di affrontare le sfide con maggiore consapevolezza e di monitorare costantemente i progressi fatti. Gestione degli ostacoli: il coaching aiuta a sviluppare la capacità di gestire gli ostacoli che si presentano lungo il percorso. Imparare a superare gli impedimenti con determinazione e flessibilità consente di mantenere alta la motivazione e di non perdere di vista l'obiettivo finale. Feedback e valutazione: il coaching prevede una costante valutazione dei risultati ottenuti e un feedback mirato. Questo permette di monitorare i progressi e di apportare eventuali modifiche al piano d'azione per ottimizzare i risultati. In definitiva, con il coaching, si acquisiscono le abilità mentali, emotive e cognitive per un mindset proattivo e performante, che rende il coachee autonomo, sicuro e capace di affrontare, sostenere e superare le sfide con il focus più appropriato al raggiungimento dei risultati desiderati senza essere vittima di stress e abitudini poco funzionali a se stessi o il proprio sistema. E allora ti lascio con una riflessione che possa aiutarti a performare nella maniera che desideri. “Non esiste bello o cattivo tempo esiste solo buon o cattivo equipaggiamento” ( Lord Baden Powell) E tu dove hai il focus, sul tempo? O sulle risorse, abilità che ti servono per superare le avversità che il tempo e gli eventi ci sottopongo in questa nuova era moderna? Solo tu sei artefice del tuo tempo e puoi trasformarlo in risorsa. Ogni scelta è il passo verso una direzione specifica. Anche la non scelta è una scelta. E’ questione di mindset. Scrivi nei commenti cosa ne pensi, io ti leggo molto volentieri e mi piace avere un confronto su questo tema.

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Lavorare sodo e con passione, è automaticamente sinonimo di professionalità? Come essere riconosciuto un Professionista con la P maiuscola. 

All’inizio di un percorso di Coaching uno degli obiettivi principali sul quale alcuni miei coachee sentono l’esigenza di lavorare è “Come faccio ad essere riconosciuto come un Professionista?” Nonostante svolgano i loro compiti con attitudine, dedizione, la percezione del buon lavoro svolto non è colta da chi ne riceve i frutti. Mi dicono: “possibile che lavorare con tutto il cuore, con sacrificio e molte ore ad un progetto, non basti?” Partendo dal presupposto che coloro che mi sollevano questa domanda amano il loro lavoro, è bene specificare che la quantità delle ore investite e la passione messa in campo, vengono sicuramente notate come elemento differenziante con un tuo competitor, a parità di condizione, ma non sono elementi determinanti con i quali misurare il risultato raggiunto, sia in termini di efficacia che in termini di percezione per la committenza. Specifichiamo meglio cosa intendo. La passione è il motore che muove te a svolgere un lavoro in modo più coinvolgente e determinato, ma chi ti ha affidato il lavoro userà ben altri parametri per valutare se sei un professionista o un lavoratore generico. Il criterio a lui più congeniale è il risultato raggiunto e il beneficio ricevuto che ha soddisfatto i suoi bisogni. E dunque mi chiederai: “C’è dunque differenza tra lavoratore e professionista?” In termini fiscali e giuridici sì, ma in termini etici la differenza si affievolisce. In realtà il professionista è un lavoratore che ha qualifiche specifiche per svolgere un lavoro. Ecco allora che la parola chiave sta nella percezione. Essere percepiti come un professionista, significa svolgere un lavoro con responsabilità e cognizione di causa ben determinata, che viene compresa come tale dai clienti o dall’azienda per cui l’attività è stata richiesta. Indagando più a fondo va chiarito il perché emerga questo desiderio di differenziazione. Il più delle volte per avere maggiori opportunità di carriera, maggiore rispetto dei colleghi ed un miglioramento generale della reputazione professionale. Altre volte è per solidificare la propria autorevolezza nel campo in cui si opera. In questo articolo, lo spazio necessario non mi consente di approfondire nel dettaglio, ma farò del mio meglio per darti delle linee guida che ti consentano di esplorare alcune delle strategie che andiamo a lavorare nel percorso di coaching per essere riconosciuti come Professionisti nel proprio campo. Competenza tecnica Uno dei fattori più importanti per essere considerati professionisti è dimostrare una competenza tecnica molto alta nel proprio campo. Dunque diventare Esperti è l’insieme delle conoscenze, capacità e abilità specifiche, pertinenti e necessarie per la propria professione. In molti campi, esistono certificazioni o programmi di formazione che possono aiutare a dimostrare la propria competenza tecnica. Partecipare a questi programmi può essere un'ottima strategia per acquisire nuove abilità e dimostrare la propria competenza. Chiediti: “ Nello specifico nel lavoro che svolgo in cosa sono molto bravo/a? e quale competenza mi serve migliorare per fare la differenza nel mio settore?” Leadership. E’ una delle abilità chiave per essere riconosciuti come professionisti, in quanto si ha la capacità di guidare e supportare il proprio cliente e/o il proprio team, anche quando l’attività da svolgere è sfidante, verso una soluzione che genera benefici per tutte le persone coinvolte nel processo e soprattutto verso il raggiungimento del risultato desiderato. Credibilità Essere riconosciuti come professionisti richiede credibilità. Questa può essere raggiunta attraverso la pubblicazione di articoli o la partecipazione a conferenze e eventi di settore. Chiediti: “A quali eventi o pubblicazioni ho partecipato o vorrei partecipare che sono rilevanti per il mio settore?” Anche lavorare su progetti importanti o collaborare con altre figure rilevanti nel proprio campo contribuisce ad aumentare la propria credibilità. Dunque domandati: “Quali risorse attingere che sono già nel mio raggio di azione che possono incrementare le attività e farmi conoscere?” Inoltre mettere a disposizione dell’utente, un “contenitore” di recensioni da poter leggere in maniera pubblica, consente di avere riscontro dei benefici ricevuti grazie alla propria professionalità. Se non hai delle recensioni inizia così, chiediti: “Chi sono i clienti che hanno già beneficiato dei miei servizi a cui posso chiedere di lasciarmi un feedback?” Scoprirai che sono molti quelli che lo faranno molto volentieri. Etica Essere riconosciuti come professionisti richiede anche un'impeccabile etica professionale. Ciò significa essere onesti, trasparenti, responsabili e rispettosi nei confronti dei propri colleghi e dei clienti. Mantenere un alto standard etico è fondamentale per costruire la fiducia e la reputazione nel proprio campo. Comunicazione efficace Essere in grado di comunicare efficacemente è un'altra qualità fondamentale per essere riconosciuti come professionisti. E’ l’abilità che richiede grande capacità di ascolto, empatia, assertività. Determinante dunque è l’attitudine di saper porre le domande più opportune per poter costruire una relazione significativa con le parti coinvolte e di interfacciarsi sapendo sospendere i giudizi e preconcetti, affinchè si susseguano dinamiche che consentano chiarezza e coerenza verso il lavoro assegnato. Essere in grado di instaurare rapporti solidi, garantisce alleanze durature e di successo con i clienti e i colleghi, che possono aiutare a migliorare la reputazione professionale. Collaborazione La capacità di collaborare con gli altri e creare rete e partnership, significa essere in grado di lavorare efficacemente in team e di essere disposti a condividere le proprie conoscenze e abilità. Essere collaborativi implementa la propria reputazione, la credibilità, l’affidabilità e aiuta a creare un ambiente di lavoro più produttivo e positivo. In sintesi, essere riconosciuti come Professionisti dalla P maiuscola richiede una combinazione di competenze tecniche, le cosiddette Hard Skill, e una serie notevole di Soft Skill, leadership, autorevolezza, credibilità, etica professionale, comunicazione efficace e collaborazione. Concentrarsi su queste qualità aiuta a costruire una reputazione solida e rispettata nel proprio campo e, benché sembri essere uno sforzo elevato, soprattutto all’inizio,  porta maggiori opportunità di carriera e successo professionale che a lungo andare ripaga sensibilmente tutto il tempo investito. Sono sicura che dentro di te già hai molte di queste abilità. Leggendo il mio articolo, in quali tra queste ti sei riconosciuto/a? Se vuoi approfondire o implementarne qualcuna, quale azione farai subito che ti faccia evolvere nel Professionista che desideri essere?

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Come scoprire il potenziale del candidato ad un colloquio di lavoro

Quando si fa ricerca esterna per individuare la figura più idonea a ricoprire un determinato ruolo, si inizia un percorso complesso per l’azienda, poiché le attività di selezione richiedono più step da affrontare per selezionare il candidato che abbia le caratteristiche più congruenti al ruolo designato. Una delle abilità indispensabili in questa fase è, dunque, quella di essere in grado di scoprire il potenziale del candidato. Non basta guardare semplicemente il curriculum vitae o il portfolio del candidato, ma è importante condurre un colloquio di lavoro che permetta di conoscere meglio la persona e le sue abilità. Generalmente nelle microaziende la struttura aziendale è distribuita sulle spalle di pochissime persone, tendenzialmente soci e/o titolari, che ricoprono più ruoli, innovazione, marketing, operatività diretta, amministrazione, ecc. E quando necessitano di fare recruiting oberati dalla mole di lavoro, si trovano a farlo in maniera approssimativa, con il supporto magari della segretaria, generando il più delle volte risultati insoddisfacenti. La gestione delle risorse umane, cioè l’HR, è una funzione molto importante che andrebbe ricoperta da una singola persona poiché il suo buon lavoro getta le basi allo sviluppo dell’azienda. L’HR è una figura chiave di un’azienda che si occupa tra le altre cose anche di selezionare il personale. Sempre più spesso la figura del Coach è richiesta nelle aziende per implementare e affinare le abilità di colui o colei che si occupa di selezione del personale affinché sappia individuare con efficacia il potenziale di un candidato durante il colloquio di lavoro. Ecco alcuni suggerimenti per impostare in maniera ottimale un colloquio che consenta di scoprire e comprendere le Hard Skill e soprattutto le Soft Skill del candidato: Fare domande: Oltre a fare domande generali, che inducono risposte che elencano solo caratteristiche, è molto efficace fare domande specifiche che permettano di valutare nel dettaglio le abilità del candidato. Ad esempio, se si sta assumendo un grafico, chiedere al candidato di descrivere il processo che ha seguito per creare un certo progetto. In questo modo, si potrà capire come pensa e lavora. Chiedere dei problemi: fare delle domande che permettano di valutare la capacità del candidato di risolvere problemi. Ad esempio, simulare un problema specifico che si verifica comunemente nel campo di lavoro e ascoltare il suo eventuale approccio. Valutare le capacità di comunicazione: è importante che il candidato sia in grado di comunicare in modo efficace. Come la sua capacità di parlare chiaramente e di esprimersi in modo coerente e anche la sua capacità di ascoltare attentamente. Chiedere dei progetti passati: chiedere al candidato di descrivere un progetto passato che ha completato. Fare domande specifiche sui risultati ottenuti e su come ha gestito eventuali problemi durante il processo. Fare domande sui suoi obiettivi di carriera: chiedere al candidato quali sono i suoi obiettivi di carriera e cosa lo motiva. In questo modo, si potrà capire se il candidato è motivato e se il suo obiettivo di carriera è in linea con il ruolo per cui lo si sta selezionando. Chiedere come gestisce lo stress: il lavoro può essere stressante, quindi è importante che il candidato sia in grado di gestire lo stress in modo efficace. Comprendere come affronta le situazioni difficili, chiedendogli di  portare un esempio specifico e approfondendo su cosa avrebbe fatto di meglio con il senno del poi, può essere un valido parametro per misurare il suo metro di giudizio e la propensione  di rilevare le difficoltà per migliorarsi. Valutare l'adattabilità: chiedere al candidato come affronta il cambiamento e come si adatta a nuove situazioni. Questa è una qualità importante per chiunque lavori in un ambiente di lavoro dinamico. Chiedere quali sono i punti di forza e di debolezza che si riconosce: consente di determinare le sue caratteristiche e peculiarità e la capacità che ha di valorizzarsi o di sminuirsi. In generale, quando si cerca di scoprire il potenziale di un candidato durante un colloquio di lavoro, è importante fare domande specifiche e valutare le abilità e la personalità del candidato. È importante anche ascoltare attentamente le risposte del candidato e fare domande di follow-up per capire meglio le sue capacità e la sua motivazione. In questo modo, si è in grado di assumere un candidato che si adatta bene al ruolo e alla cultura dell'azienda. Quale delle azioni sopra descritte senti che sono più in linea con le tue esigenze aziendali? E tu quali azioni compi per assumere il personale nella tua società? Condividi con me le tue esperienze, ti leggo volentieri e se vuoi pormi delle domande sarò felice di risponderti nei commenti.

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Team Coaching e Teatro: risorse e strumenti che si contaminano per il benessere evolutivo personale e aziendale.

Ho una passione per il teatro nata da “grande”. Frequentando un laboratorio teatrale nel percorso dei miei studi di Coaching con Extraordinary e poi continuando a misurarmi con questo mondo nella mia città, ho scoperto come il Teatro e il Coaching sono due mondi solo apparentemente distanti, che  in realtà hanno molti punti in comune. Entrambi si occupano della performance, della comunicazione e del raggiungimento di obiettivi. Il teatro attraverso l'arte della recitazione e della rappresentazione scenica, richiede capacità di empatia e di ascolto. Il coaching è un processo di supporto e di accompagnamento all'individuo o al gruppo, finalizzato al raggiungimento di obiettivi specifici. La sinergia delle due maestrie mi consente di lavorare sulla persona, sulla sua presenza “scenica” o sul suo atteggiamento professionale, cercando di potenziarne le qualità e di eliminare eventuali blocchi e limitazioni. Tutte abilità che consentono di avere una performance di successo se sai: gestire lo stato emotivo; calibrare l’interlocutore; fare la scelta più opportuna per la scelta del linguaggio da utilizzare. In qualunque situazione con un cliente, in una riunione per la presentazione di un progetto o a colloquio con il capo. E proprio quando io stessa mi sono dovuta misurare con i miei limiti sul palco, ne ho compreso la potenza ed ho preso spunto dal teatro integrando alcune attività a quelle del Coaching anche in ambito aziendale, a supporto del team coaching. Utilizzandolo anche come strumento di formazione e di sviluppo delle competenze relazionali per il miglioramento delle prestazioni lavorative, per esempio lavorando: sulla gestione dello stress; sulla capacità di ascolto attivo; sull'empatia; sulla creatività; sulla possibilità di creare la sinergia della squadra. Un connubio perfetto perché se nel coaching, si aiutano i clienti ad individuare gli obiettivi da raggiungere e a definire un piano d'azione per realizzarli, lavorando sulle leve motivazionali da utilizzare, trasformando le abitudini in funzionali e potenzianti e individuando le migliori strategie, il teatro contribuisce con esercizi appositi a comprendere quali limiti ci poniamo quando ci troviamo in una condizione imposta e per cui non possiamo aver altra scelta che concludere il lavoro al meglio delle nostre possibilità. Non sempre in una rappresentazione teatrale si può essere selezionati per interpretare la parte principale, a volte non perché  non si è bravi, ma perché in relazione al ruolo specifico qualcun altro ha delle caratteristiche che sono più adatte per quella situazione e per lo scopo del progetto  ed ogni figura ricoprirà il ruolo più congeniale. E nonostante ciò che tu pensi, un evento esterno o qualcun altro al di sopra di te decide per te, in teatro per esempio è il regista. Lui ti affida una parte e allora tu puoi scegliere cosa fare. Puoi tirarti indietro e pagarne dunque le conseguenze che tu stesso/a o il gruppo subirebbe a causa della tua scelta oppure puoi fare i conti con le tue paure, con le tue convinzioni il più delle volte ristrette e giudicanti. E infine scontrarti con quella vocina interna che tende ad auto-sabotarti oppure con quella che tende a sottovalutare il testo da interpretare, facendoti esporre al rischio di una performance scarsa e inefficace. In uno spettacolo teatrale la vera riuscita della rappresentazione è il risultato della singola performance di tutti coloro che sono coinvolti: gli attori, le maestranze, i fonici, il regista, ecc. Ed ecco come anche in azienda quando si lavora in team il coinvolgimento, la competenza di ognuno messa a servizio del gruppo, contribuisce a massimizzare i risultati di tutti. Ed è allora e solo allora che gli applausi al gruppo non servono dall’esterno, ma sorgono spontanei dall’interno, perché ci si rende conto che con gioia, entusiasmo, passione si è entrati nella parte, ci si è messi in gioco e questo ha determinato la riuscita perfetta dello “spettacolo”. Il Coaching realizza il suo scopo anche attraverso la contaminazione di una materia affine e così preziosa come il Teatro ed io amo usare strumenti che riescano a evolvere gli obiettivi dei miei clienti in straordinari successi. E tu nella tua attività hai mai fatto esperienza di Team Coaching? Parliamone nei commenti e se sei curioso/a di capirne di più chiedi pure quello che vuoi, sono lieta di leggerti e risponderti.

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Cosa può insegnarci Michelangelo e il suo Mosè? Scopriamolo insieme

Alla Maestosità del Mosè scolpita dal Michelangelo è legato l'aneddoto leggendario secondo il quale lo scultore, contemplandola al termine delle ultime rifiniture e stupito egli stesso dal realismo delle sue forme, abbia esclamato «Perché non parli?» percuotendone il ginocchio con il martello che impugnava. Potremmo nominare un’infinità di opere uniche dal David, al Cristo Velato, alla Nike di Samotracia, al Laocoonte, alla Pietà e mille altre, tutte nella loro infinita bellezza e potenza, svelano ciò che le accomuna: originariamente sembravano dei comuni pezzi di marmo e sono venute alla luce nella loro immensità grazie a quel miracoloso talento naturale che solo lo scultore ha, cioè quella di intravederne l’essenza e valorizzarne l’anima dandone una forma eccelsa. Un’artista scorge la bellezza osservando e sentendo quel fuoco vivo che arde dentro quell’oggetto inanimato e che vuole esplodere ed esternare la sua unicità. Con profondo rispetto, rigorosa umiltà e con le dovute proporzioni, mi perdonerete l’accostamento delle due arti da me preferite e mi permetterete di spiegarne la metafora dello scultore con il coach, già ben utilizzata da altri e che a me entusiasma moltissimo, perchè riesce a rendere meglio l’idea dell’approccio che il coach ha con il coachee, cioè il cliente. Il coaching è un processo di sviluppo personale e professionale che mira ad aiutare le persone ad individuare le proprie potenzialità, molto spesso inconsapevoli ed ad attivare le risorse necessarie per evolvere i propri processi interiori e valorizzare i propri punti di forza, trasformando anche i punti di debolezza in leve dal quale partire per superare i propri blocchi mentali. Il Coach, affianca il cliente in un percorso mirato ad identificare le sue sfide, i suoi obiettivi e le sue aspirazioni e gli fornisce gli strumenti e le risorse per raggiungerli in autonomia. Laddove il coachee  molto spesso si vede e si sente come un comune pezzo di marmo, il Coach già vede in lui la sua forma bellissima racchiusa al suo interno, già ben oltre la superficie del blocco di marmo e attraverso le competenze e gli strumenti del lavoro svolto insieme aiuta il cliente a realizzare il suo potenziale. E proprio come uno scultore, che utilizza un'ampia varietà di strumenti per modellare il marmo e togliere ciò che non serve, il coach ha una vasta gamma di competenze e di tecniche a disposizione. Approfondisce i valori, le convinzioni, i suoi perché, le sfide e attraverso l'ascolto attivo, la comunicazione efficace, lo guida nel raggiungimento degli obiettivi e delle risorse interne ed esterne. Come uno scultore, il coach ha la capacità di essere flessibile e di individuare le strategie che sono in grado in maniera efficace di orientare il cliente al raggiungimento del proprio scopo, della propria mission e vision. Infine, come uno scultore che completa la sua opera d'arte pronta a essere consacrata all’apprezzamento di tutti per l’eternità, anche il coach, quando vede spiccare il volo al coachee, con fierezza  ne celebra il successo condividendone anche le vittorie se il contesto lo richiede e lo aiuta a rimanere sintonizzato alle risorse attivate per continuare a crescere ed evolversi  in modo autonomo. Ed è così che la magia avviene…sì, è proprio così, un lavoro fatto insieme si trasforma nel più bell’investimento che ognuno può fare per la propria crescita personale e professionale. E tu quanto sei consapevole che dentro di te c’è un potenziale inespresso che è pari alla bellezza del Mosè di Michelangelo?

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